Chi è scappato dall’ Italia tende ad osservare il proprio Paese di nascita con occhio un po’ malinconico ma anche distaccato.

Legge spesso Repubblica.it o altri quotidiani online più gettonati, ignorando tante sfaccettature di una notizia, perdendo il filo con la realtà locale. A giusta ragione direi, perchè non ci sei e non puoi sapere tutto se vedi il Mondo da un oblò, sarebbe impossibile. A meno che tu non abbia contatti con chi sta lottando e vive determinate realtà.

In tal caso puoi aggiornarti in tempo reale su quanto sta accadendo REALMENTE in Italia.

Indymedia e tanti altri canali di comunicazione indipendente possono dare una mano. Invece noto una sorta di ignoranza forzata, voluta, meglio affidarsi ad articoli scritti spesso con il deretano piuttosto che informarsi in maniera alternativa. Si preferisce il dibattito esterofilo, osservando l’ Italia come farebbe uno straniero.

Quando tornano in Italia, tutto sembra coperto da una nebbia di depressione e di staticità, le persone sembrano abbattute, sempre più agglomerate fra loro ma allo stesso tempo chiuse nel proprio Mondo di pensieri negativi. Diciamo che tornare in Italia non giova a chi ha costruito qualcosa altrove.

Come mai le persone tendono a peggiorare? Ma soprattutto come mai chi parte e fa ritorno qui, tende solo a vedere il peggio del peggio?

Perchè nonostante ci stiamo tutti mobilitando per cambiare le cose, dai quotidiani italiani più noti, si parla solo di determinate notizie, anche le proteste vengono strumentalizzate e sbeffeggiate, chi viene esaltato è sempre “lo straniero”, gli immigrati sulla gru sono dei grandi ma nessun* parla di tutta la mobilitazione di radio indipendenti, blogger e collettivi solidali con loro, delle loro azioni per non lasciare che la loro lotta fosse gettata in pasto alla stampa di destra fascista.

Dopo la carica ai ciclisti iperpacifici avvenuta a Napoli, nessun* ha scritto due righe serie e forti sulla street parade che è stata fatta in loro onore, nessuno speciale sulla corruzione delle forze dell’ordine e del modo in cui vengono addestrati, solo stralci da intellettualoide distaccato che scrive (sottopagat*) per poi far ritorno alla sua stanzetta chiacchierando solo di lavoro e sperando che qualcosa si muova, per poter avere nuovamente materiale da tagliare, fare a pezzetti per poi decorarlo.

Intanto la Zanardo ha lanciato un messaggio molto bello che tutte noi cerchiamo di mandare alla stampa italiana: perchè parlate di violenza sulle donne rivolgendovi solo ed esclusivamente all’estero e, soprattutto, a quei Paesi in guerra che trattano le donne come oggetti sui quali sfogarsi?

Come mai leggiamo un articolo dedicato ai padri separati, dipingendoli come nuovi poveri senza mai concentrarsi sul perchè? Domanda essenziale per ogni giornalista serio, no?

Intanto dall’ estero gli italiani credono che esista ancora la lotta solo virtuale, vedendo nei nostri sguardi accigliati solo una patetica rassegnazione.

In realtà è lo sguardo di chi nel frattempo pensa e riflette e finchè resta qui, si mobiliterà affinchè questo dannato Paese cambi. C’è anche chi non alza un dito e si lamenta, ovvio. Ma queste persone pian pianino stanno prendendo coscienza, perchè prima o poi toccherà anche a loro e non basterà qualche materasso per attutire il colpo, prima o poi toccherà  a tutt*.

Per questo chiedo a chi volesse sapere come stiano andando le cose in Italia di non basarsi solo sui quotidiani più conosciuti ma di cercare notizie usando altri canali, forse meno fighi ma di sicuro più precisi e attendibili.