Da Olokaustos.org
Senza entrare nel merito della questione, possiamo rilevare solo che si tratta di un atteggiamento oramai ampiamente comune. Purtroppo strumentalizzare le vicende della Shoah è pratica comune da anni. I termini “olocausto”, “nazismo”, “genocidio” sono così universalmente noti e diffusi che l’impatto di comprensione sulle persone è assolutamente immediato. Tutti i gruppi politici legali o illegali, i gruppi di pressione e gruppi simili conoscono assai bene tale meccanismo e – ovviamente – lo utilizzano.
Ovviamente tale pratica rivela la sostanziale debolezza degli argomenti e il mero desiderio di un impatto emotivo sull’ascoltatore e/o lettore. Tanto per intenderci meglio nel caso specifico dare del “nazista” al proprio avversario politico significa dare una etichetta onnicomprensiva e totalizzante. Le associazioni gay continuano ad usare il termine “omocausto” in modo, francamente, eccessivo per qualsiasi atto violento nei loro confronti o per fenomeni discriminatori, altre associazioni militanti fanno la stessa cosa: ultimamente persino gli animalisti hanno iniziato a dare del “nazista” alle case farmaceutiche che operano su cavie e continuano ad usare il temine “olocausto” collegato all’uccisione di animali.
Oramai non si tratta di una “strumentalizzazione” ma di una definitiva “banalizzazione” dei termini. Basti pensare che gli ultra dell’Hapoel Tel Aviv e quelli del Maccabi all’interno degli stadi si scambiano tranquillamente l’epiteto “nazista” per insultarsi reciprocamente durante le partite.
Non si tratta di “piccoli segnali” ma della generale predominanza di strutture comunicative di basso livello che hanno perso ogni contatto con il dato reale.
Essere ignoranti o stupidi non è un reato ma l’esistenza di una “prevalenza del cretino” (come dicevano Fruttero e Lucentini) è indubbiamente il flagello principale dell’umanità. Bisogna armarsi di pazienza e prendere atto di una impossibilità ontologica di molti a pensare correttamente.
Cordiali saluti
La Redazione
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ma infatti questa è la risposta dell’ Associazione, io ho ribattuto che l’ Omocausto esiste ma vabè..non hanno apprezzato affatto questa mia risposta.
Cara, non mi trovo del tutto d’accordo con l’articolo per il semplice fatto che le parole, fortunatamente, non sono qualcosa di fisso, ma vengono adattate ai contesti. Si consideri, inoltre, che spesso, per esempio nel caso dell’animalismo, si parla di olocausto perchè effettivamente vengono ammazzati animali con tecniche naziste, del tipo fatte soffrire per niente… vedi caso dei beagle, così come delle cavie in generale.
Secondo me la parola \olocausto\ viene usata adesso per rendere l’idea di un’uccisione sistematica rivolta ad un genere/una razza/una specie.
Il punto del nazifemminismo non è quindi che utilizza il suffisso nazi- a caso (i neonazisti, ci sono, in sudtirol, per esempio), ma il semplice fatto che non esiste, ossia perchè non è organizzato in un partito o in un movimento, e semplicemente perchè è un controsenso, visto che i/le femminist* hanno sempre lottato per la liberazione di qualsiasi essere vivente (vedi l’ecofemminismo, addirittura).
Per quanto riguarda l’ animalismo usare il termine nazista per chi abusa diu animali è piu che comprensibile!
L’analogia tra i campi di sterminio e gli allevamenti di animali da pelliccia (o da carne e derivati animali…)è presto che fatta: individui pensanti e capaci di soffrire vengono rinchiusi,torturati e poi sterminati in camera a gas o con altri metodi cruenti solo perchè appartenenti o una specie diversa o ad una etnia diversa.